Belo, re d’ Egitto, ebbe una figlia
bellissima. La chiamò Lamia e divenne regina della Libia. La sua bellezza
cresceva con lei e questo particolare non sfuggì agli occhi di Zeus, anzi,
entrò presto nel suo cuore. Lamia e Zeus ebbero molti figli e questo scatenò le
ire di Era che, non sopportando né il loro amore né l’ affronto, scatenò tutte
le proprie ire sulla progenie di Lamia e di Zeus, uccidendo tutti i loro figli
ad eccezione di Scilla e Sibilla.
Lamia venne invasa dal dolore che fu così forte da
trasformarla innanzitutto nel carattere; divenne vendicativa verso chi non
aveva colpe, iniziò a succhiare il sangue dei bambini e a divorarli per
infliggere la sua stessa sofferenza ad altre madri. Poi la trasformazione passò
anche al suo corpo: la bellezza svanì, divenne un mostro in grado di mutare
forma e di riassumere un aspetto seducente solo per poter attrare ragazzi e
bambini da divorare, nella grotta in cui fu costretta a ritirarsi.
Ma lo sapete che la Grotta della Lamia esiste davvero?
Si trova in provincia di Reggio Calabria, nel comune di Montebello Ionico, in
piena area Grecanica. E saranno stati proprio i Greci a dare il nome a quella
grotta che allo sguardo, suscita un misto di fascinazione e paura. Il mito,
poi, si è mischiato alla vita agreste della gente del posto, creando nuove
storie, nuovi misteri che narrano di intere greggi risucchiate nel ventre della
cavità ipogea.
Ad un primo sguardo però, l’ ingresso della grotta
della Lamia appare proprio come una bocca spalancata, con quelle stalattiti e
stalagmiti poco dietro, che completano il quadro un po’ spaventoso. Ma la paura
presto lascia spazio allo stupore, alla consapevolezza di essere in montagna,
lì alle pendici dell’ Aspromonte, e di calpestare un suolo marino. Strano,
vero? Ma come spiega Serena Palermiti, vice presidente del Centro Studi per le Politiche
Comunitarie e Territoriali di Reggio Calabria su www.ilquotidianoweb.it «La storia geologica
della Terra d’Aspromonte è ancora più affascinante se si ha la fortuna di
ascoltarla, camminando con passi leggeri sulla sabbia bruna di antichi fondali
marini, nei selvatici antri illuminati e in penombra di un’amena Grotta, quale
quella della Lamia. Rivivremo quasi quel ‘tempo geologico’ in cui il mare
occupava questi luoghi, diversi milioni di anni fa» .
La cavità si apre a 910 metri di altitudine s.l.m., l’
area attualmente occupata da queste rocce calcaree non è eccessiva anche se
alcuni sostengono che il percorso e la loro presenza è assai estesa tanto che,
scavando ci si immetterebbe in cunicoli che, secondo la teoria di qualche
anziano, giungerebbero fino a Motta San Giovanni.
Altri affermano, invece, che le grotte si estendono in profondità fino a giungere il greto del fiume. Si tratta di supposizioni, poiché la superficie occupata non è stata ancora visitata per intero, ma le grotte costituiscono un patrimonio ambientale inestimabile. Anzi, quelle della Lamia sono considerate dai geologi «la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria, un sito di rilevante interesse geologico, naturalistico ed antropologico».
Altri affermano, invece, che le grotte si estendono in profondità fino a giungere il greto del fiume. Si tratta di supposizioni, poiché la superficie occupata non è stata ancora visitata per intero, ma le grotte costituiscono un patrimonio ambientale inestimabile. Anzi, quelle della Lamia sono considerate dai geologi «la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria, un sito di rilevante interesse geologico, naturalistico ed antropologico».
Si presenta, infatti, come un vero e proprio
museo naturale, una sorta di spettacolo architettonico nel ventre della
Calabria con meravigliose e lucenti stalattiti e stalagmiti scolpite nel tempo
di tutte le dimensioni e forme, con meandri, colonne, pilastri, volte e pareti
decorate con raggruppamenti di conchiglie fossili, resti di quegli organismi
marini abitanti nell’antico mare d’Aspromonte, qui presenti in esemplari
eccezionalmente grandi e ben conservati, prevalentemente del genere Pecten.
Immersa nel verde, in una montagna che la
ingloba quasi a proteggerla, la Grotta della Lamia sfugge ad un primo
sguardo perché ben mimetizzata con la natura che le avvolge per intero, ma
seguendo le indicazioni si può raggiungere facilmente. Quindi, per poterla
visitare, seguire la SS 106 e svoltare per Montebello Jonico, proseguire verso
Fossato e da qui verso Lungia. Giunti alla Chiesetta omonima si procede ancora
e si fanno pochi chilometri in salita. Ad un certo punto anziché procedere
verso monte si gira a sinistra. A pochi metri, sulla destra, un cancello in
ferro permette l’ingresso verso il luogo delle grotte. Andando avanti per circa
cinquecento metri è possibile incontrare le grotte della Lamia.
Quanta bellezza il nostro Sud. I luoghi divengono
ancora più affascinanti dai racconti che nascono dalle nostre terre. Le
leggende, la mitologia, le esperienze della gente del posto si fondono e
diventano un tutt’uno con l’ ambiente circostante. La Grotta della Lamia
conserva in sé non solo il dolore di una madre a cui vengono strappati i figli,
ma anche l’ amore che li ha generati. E così, oltre che rifugio della donna
disperata divenuta mostro, diviene anche il custode del cuore di Zeus.