venerdì 31 agosto 2018

La Fabbrica d'armi di Mongiana

La Fabbrica d'armi di Mongiana è stata un'armeria del Regno delle Due Sicilie costruita nel 1852. Il progetto s'inseriva nel Polo siderurgico di Mongiana nato nella seconda metà del settecento e sostituì Fabbrica di canne da fucile costruita durante il periodo di governo francese della Calabria. Fu progettata dall'ingegnere e Architetto Domenico Fortunato Savino



Il corpo principale della fabbrica è di impostazione classica, con la trabeazione interamente in ghisa, composta da due colonne imponenti, alte ben 4.80 metri, e dall'architrave istoriato, volute dall'ingegnere Savino come elemento di distinzione, di particolarizzazione e di forza. Nell’atrio di ingresso due colonne e quattro semicolonne, sempre in ghisa, alte la metà di quelle esterne, compongono una serliana “spaziale”. La Fabbrica d’armi costituisce una delle prime testimonianze dell’uso in Italia della ghisa in edilizia.









La fabbrica quando entrò in produzione forniva all'esercito borbonico 2000-3000 armi annualmente, fino a 7000-8000 a pieno regime. Produceva fucili, pistole e spade.
Fu progettato anche un nuovo tipo di fucile a molla indietro, denominato difatti Mongiana che ha sostituito il vecchio modello francese 1842. Ignorata e penalizzata dopo l'Unità d'Italia, continuò la sua attività fino alla metà degli anni '60, dopo fu declassata a Officina trasformazioni e infine chiusa.





Oggi, la fabbrica è un luogo da visitare, facente parte dell'Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie di Calabria, in fase di restauro. Riscoperta alla fine degli anni ’70 in stato di completo degrado, è stata oggetto di un lungo e accurato processo di recupero che nell'ottobre del 2013 è stato ultimato il restauro architettonico con l’allestimento del Museo delle Reali Ferriere Borboniche.



















GALATRO

Paese antico e in passato rilevante dal punto di vista delle strutture ed attività religiose. Nel Medioevo Galatro crebbe grazie all'arrivo dei profughi delle città vicine, specie quelle costiere, insidiati dai continui attacchi dei pirati saraceni. Nel 1075 giunsero in città i monaci basiliani che fondarono un importante monastero dedicato a Sant'Elia in quanto, si narra, vi fosse custodito il corpo del Santo. Ed è sempre ai monaci che si deve la scoperta delle fonti termali del Monte Livia, acque sulfuree dalle eccellenti proprietà curative che alimentano ancora oggi le Terme di Galatro, particolarmente rinomate.
Galatro noto per l'abilità dei suoi artigiani, l'attuale centro abitato fu ricostruito dopo il terremoto del 1783 a quota 158 m s.l.m. Tra le attrazioni culturali c'è da menzionare la chiesa di San Nicola all'interno della quale si trovano un altare con statue di inizio Cinquecento attribuite alla scuola del Gagini ed una statua marmorea di San Nicola risalente al XV secolo.


  Data la presenza di sorgenti di acque sulfuree il comune, è conosciuto soprattutto per gli stabilimenti termali. Le acque sgorgano dalla fonte di Sant'Elia, così denominata per la presenza di un monastero basiliano, di cui se ne conservano i resti, a 37 °C e vengono classificate come acque solfuree-salso-iodiche. La sorgente si trova a circa 2 km dal paese, in una stretta gola del monte Livia. L'attuale stabilimento termale nasce dal restauro di quello edificato nel 1882, poco più a valle delle sorgenti
.(ATTUALMENTE COMPLETAMENTE ABBANDONATO)
 
A scoprire le qualità terapeutiche delle acque galatresi si vuole siano stati quei monaci basiliani che in seguito alle scorrerie saracene del 915 - e nel corso delle quali il loro cenobio di Tauriana venne completamente distrutto - cercarono rifugio sulle montagne di Galatro ove, successivamente, edificarono un nuovo convento greco ortodosso dedicato a Sant'Elia nome che, poi, attribuirono anche alle acque delle quali essi stessi ne diffusero l'uso.
Fino al 1891, infatti, i pazienti erano costretti a «bagnarsi» in alcune gore naturali, in prossimità delle sorgenti, o in rozzi tini di legno sistemati alla meglio sul greto del fiume e protetti dagli occhi dei curiosi mediante deboli ed incerte pareti costruite con canne e frasche di elci.
La realizzazione del fabbricato è legata al nome dell'avvocato Giovambattista Buda che con vero spirito imprenditoriale diede a Galatro una struttura sociale di primaria importanza riuscendo a richiamare nella valle del Fermano migliaia di infermi all'anno.
Dopo circa un secolo di varie vicissitudini umane, di passaggi di proprietà e di cambi di gestione, lo stabilimento termobalneare di Galatro tornava ad essere di proprietà del comune grazie all'opera del sindaco Bruno Marazzita. Anche il nuovo palazzo delle Terme è stato ideato e voluto dall'amministrazione con a capo il sindaco Bruno Marazzita.