lunedì 20 agosto 2018

Grotta del Romito




La grotta è divisa in due parti ben distinte:
– quella vera e propria, profonda circa venti metri, che si addentra nella formazione calcarea con un cunicolo stretto e oscuro e il riparo che si estende per circa 34 metri in direzione est-ovest.
Per il neolitico l’analisi del carbonio 14 ha dato 4.470 a.C. mentre, per gli strati del paleolitico superiore, il più antico finora databile, risale a circa 16.800 anni a.C.
L’homo sapiens ha abitato molto intensamente la grotta lasciando innumerevoli testimonianze del suo passaggio in strumenti litici e ossei, nello stupendo graffito e nei resti dei propri scheletri.
La figura di toro, lunga circa 1,20 metri,  è incisa su un masso di circa 2,30 metri di lunghezza e inclinato di 45°.

Il disegno, di proporzioni perfette, è eseguito con tratto sicuro.
Le corna, viste ambedue di lato, sono proiettate in avanti e hanno il profilo chiuso. Sono rappresentate con cura alcuni particolari come le narici, la bocca, l’occhio appena accennato, l’orecchio.
In grande evidenza le pieghe cutanee del collo e assai accuratamente descritti i piedi fessurati.
Un segmento attraversa la figura dell’animale in corrispondenza delle reni.
Al di sotto della grande figura di toro vi è incisa, molto più sottilmente, un’altra figura di bovide di cui sono eseguiti soltanto il petto, la testa e una parte della schiena.
Di fronte al masso con il bovide ve ne è un altro di circa 3,50 metri di lunghezza, con segni lineari incisi di significato apparentemente incomprensibile.
La frequentazione neolitica della grotta del Romito è documentata dal rinvenimento di una cinquantina di cocci di ceramica che rivelano l’esistenza del transito del commercio della ossidiana proveniente dalle isole Eolie.
Nella grotta, visitata da molti turisti, è possibile osservare, nel luogo del loro rinvenimento, delle riproduzioni di sepoltura datate all’incirca 9.200 anni a.C. , contenenti ciascuno una coppia di individui disposti secondo un rituale ben definito.

Una di queste coppie di sepoltura è stata rinvenuta nella grotta e due altre coppie nel riparo, poco distanti dal masso con la figura del toro.
Di queste coppie di scheletri, la prima è conservata nel museo nazionale di Reggio Calabria, la seconda si trova nel museo fiorentino di Preistoria, insieme alle schegge litiche (circa 300) trovate nei vari strati esaminati nel riparo e nella grotta, la terza è ancora oggetto di studio da parte dell’Istituto di Preistoria di Firenze.




















































































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