domenica 22 maggio 2022

UN PO' DI SILA

CENTRO CUPONE

Cupone è una località montana del comune di Spezzano della Sila, situata alla quota del lago Cecita, nel cuore del Parco nazionale della Sila. La località consente l'accesso a vari percorsi di visita del Parco nazionale della Sila





































San Giovanni in Fiore


San Giovanni in Fiore lega tutta la sua storia alla figura del suo illustre abate, Gioacchino da Fiore, tuttavia è possibile tracciare un percorso sulla fondazione vera e propria del paese o, come veniva chiamato una volta, del Casale di San Giovanni in Fiore che prende il nome dall’intitolazione della antica Chiesa, dedicata a San Giovanni Evangelista e dalla località di Fiore Novo in cui era stata ubicata la stessa, dal successore di Gioacchino, l’abate Matteo I. Le sue origini si evolvono in seguito nel 1500 con l’istituzione della Commenda dei beni badiali, proseguendo con la fondazione vera e propria del Casale che, nel tempo, ha assunto sempre più le caratteristiche di un centro abitato, per via della moltitudine di gente pervenuta da ogni parte della Sila.



 




Fondatore del casale fu Salvatore Rota, originario di Napoli e quarto Abate Commendatario del Monastero florense. Egli riuscì ad ottenere, nel 1530 da parte del potente Re delle Due Sicilie, Carlo V d’Asburgo, un diploma ufficiale in base al quale si concedeva di costruire un casale con ampia autonomia, vincolato ad essere abitato da fedeli appartenenti a qualsiasi regno cristiano purchè amici e non tributari della Curia regia. Essi venivano esentati dal pagamento delle imposte per dieci anni e all’abate veniva attribuita la funzione giudiziale ordinaria sui nuovi abitanti. L’imperatore in tal modo, approfittava della fondazione del nuovo casale per accogliere quei profughi non ancora censiti nel territorio del Regno













Questa azione incoraggiava le comunità limitrofe a stabilirsi nel nuovo abitato al riparo dai regimi fiscali esosi e dalle angherie feudali. Nel frattempo l’abate Rota grazie alla sua politica intraprendente, raddoppiava le entrate del monastero, restaurava la chiesa e, in un’iscrizione apposta su una lastra marmorea nei pressi della stessa, si presentava ai posteri come unico fondatore del paese. Alcuni tutt’oggi ravvisano in Gioacchino questa funzione, in realtà egli è solo fondatore dell’antico protocenobio sito in località Jure Vetere, andato distrutto e non del paese di cui con molta probabilità non previde la nascita.
Con la stesura del diploma si dava così l’avvio alla nascita del nuovo centro urbano che viveva sotto il governo cittadino di un sindaco e di tre abitanti eletti dal popolo e approvati dall’abate. Gli abitanti del Casale diventavano vassalli, essi occupando il suolo, avevano degli obblighi nei confronti dell’abate al quale dovevano delle prestazioni in danaro, in natura e in giornate lavorative. Nel frattempo si presentava il problema della cura delle anime, poiché la vita nell’unico Monastero presente diventava caotica per via del progressivo popolamento del Casale.









Fu così che l’abate Rota chiese ed ottenne il permesso di avviare i lavori di quella che diventerà la futura piazza del paese e dell’odierna chiesa-madre.
Questa, brevemente, la fondazione del paese ad opera di un abate molto accorto e scaltro. L’origine della sua vicenda personale segna il tramonto dell’Istituzione Florense che viene ridotta ad un semplice pretesto per favorire gli interessi della Curia Romana e del Governo spagnolo.





































LAGO ARVO

Ottenuto mediante lo sbarramento del fiume Arvo e dei ruscelli Bufalo e Fiego, in una grande conca naturale ai piedi del complesso montuoso del Botte Donato, il lago Arvo è un bacino artificiale adattatosi perfettamente alla natura circostante.

Il lago, uno dei più belli in assoluto della Calabria, sorge a 1.278 metri di quota nel cuore dell'Altopiano della Sila, immerso in una suggestiva e rigogliosa foresta di pini larici e di praterie di violette, gerani selvatici e primule che ne contornano le sponde. Il perimetro totale di 24 chilometri ed una profondità di 30 metri, gli consentono una capacità massima di 80 milioni di m3 d'acqua.









Il lago Arvo, come tutti gli altri invasi artificiali della Sila, è nato per lo sfruttamento di energia idroelettrica, ma la rigogliosa natura silana lo ha trasformato in breve in un lago naturale dagli splendidi paesaggi di alta quota. La sponda nord del lago Arvo si presenta molto frastagliata e ricca di insenature in prossimità dei fiumi immissari, mentre la sponda sud risulta più rettilinea e con un profilo più basso. Il fondo del lago è formato da ciottoli e sabbia, quasi privo di vegetazione acquatica, le acque risultano quindi chiare alla vista e limpide.








Lungo le sponde del lago Arvo è possibile praticare la pesca sportiva e lo spinning, oppure uscire in visita fittando un pedalò, ovviamente nei mesi estivi, perchè in inverno il lago è sempre ghiacciato. A parte qualche camping a ridosso delle sponde del lago, le strutture turistiche quali hotel e residence, si trovano in prevalenza dentro le località turistiche di Lorica e Rovale. Per raggiungere il lago Arvo è necessario praticare la Statale 107 Silana che collega Cosenza a Crotone, e seguire l'indicazione per Lorica.






La fauna avvistata intorno all'Arvo, e quella tipicamente silana, ma più infoltita per la presenza del grande bacino d'acqua e la scarsa antropizzazione del luogo. La volpe è l'animale più frequente, ma anche la lepre e la faina sono ben diffusi. Non manca ovviamente lo scoiattolo, onnipresente tra i boschi della Sila, mentre il lupo si è ben riprodotto grazie ad una politica di conservazione.






giovedì 28 aprile 2022

LA VOLPE DELL'ETNA

Erede di notevoli antenati, che un tempo popolavano tutto l’emisfero boreale, la “Vulpes Vulpes” è la tipica volpe rossa delle fiabe. Nella realtà, questa specie include altri 40 sottogruppi presenti un po’ in tutta Italia. Ogni specie si è adattata a un certo clima e a particolari regioni e la volpe dell’Etna è un esempio magistrale di tale adattamento.




Questi predatori sono sopravvissuti più di tanti altri al clima folle di una montagna che è anche un vulcano e che, quindi, oltre ai cambiamenti del tempo e delle stagioni include ostacoli e pericoli legati a gas e lava. La volpe dell’Etna ha imparato a trovar casa nelle taglienti rocce laviche, si è adattata alla micro fauna di prede locali, agli inverni e alle estati che – sul vulcano più alto d’Europa – non hanno un tempo preciso.




Il turismo intensivo che caratterizza questa montagna affascinante ha fatto sì che la volpe imparasse a condividere i propri spazi anche con l’uomo. Mangia i suoi avanzi, conosce i luoghi dei picnic e dei rifugi. Accetta sempre più spesso cibo direttamente dalle mani dei turisti, i quali amano nutrire le volpi che incontrano durante le escursioni. Ma questa è la mossa più sbagliata da fare.




È impossibile resistere al loro sguardo, soprattutto quando le si incontra in un giorno freddo o sotto la neve. E viene spontaneo e naturale nutrirle con lo stesso cibo che mangiamo noi. Ma questo è sbagliato. Primo, perchè si stravolge la dieta tipica della volpe con cibi non adatti; secondo, perchè si abitua la volpe a fidarsi totalmente dell’uomo, a dipendere da lui, anche quando questo si avvicina per farle del male. Infine, abituando le volpi a mangiare cibo pronto le si spinge a perdere quell’istinto selvaggio per la caccia, che è la loro natura.



Anche se sono bellissime e se fanno simpatia, le volpi non vanno addomesticate. Bisogna resistere alla tenerezza e scoraggiarle dall’avvicinarsi. Bisogna salvare questo splendido predatore costringendolo a cavarsela da solo e a rimanere selvaggio e libero come è sempre stato.









Riconoscerle è facilissimo. Hanno una corporatura simile a quella dei cani, ma un muso molto più vicino alla forma di quello dei lupi. Hanno un colore che va dal rosso, al giallo-arancio fino – a volte – al grigio e al bianco. Gli occhi sono rotondi, spesso di un colore a metà tra giallo e verde, oppure castano rossastro.

È un animale solitario, condivide i propri spazi solo con la compagna e i cuccioli, finchè questi ultimi non sono grandi abbastanza da andar via. I maschi sono cacciatori provetti ma sanno anche accudire la prole. Le femmine sono le regine della tana e la difendono con fierezza.

La volpe dell’Etna si nutre molto di frutti di bosco, uova di uccelli, animali di terra, piccoli roditori. Nella sua dieta rientrano anche rettili e alcuni tipi di insetti. Se il loro territorio è “inquinato” dall’uomo è naturale che la volpe impari anche a mangiare galline, uova di gallina e agnelli. Quello è il caso in cui si diffonde la credenza che sia un animale pericoloso, ma in realtà non lo è. E se lo si mantiene selvaggio eviterà di insidiare le attività umane.