Monastero dei SS Elia il Nuovo e Filareto l'Ortolano. Seminara
Beato chi scava nel passato; è uno che conquista mille occhi per leggere il presente. M. Venturini
domenica 8 luglio 2018
TERME ROMANE DI CURINGA
TERME ROMANE DI CURINGA.
Uniche, in tutta la Calabria, per il fatto di conservare la struttura fino a quasi l’altezza della copertura, le Terme Romane si trovano a Curinga, piccolo paese di antica origine in provincia di Catanzaro. Resti importanti dell’epoca Romana, più precisamente del periodo Diocloeziano. Detto anche “tempio di Castore e Polluce il complesso termale facente parte di una grande villa monumentale della fine del III-IV sec A.C. si presenta in un ottimo stato di conservazione, è visibile il calidarium, la zona dedicata al bagno caldo.
La costruzione del complesso termale avviene tra il I-II secolo d.C. ed è composto da un atrio-ginnasio, dal frigidarium, da un piccolo tepidarium-spogliatoio, da due grandi calidaria, da un laconicum e da alcuni ambienti di servizio. Alle terme si accedeva dal lato est, attraverso un portale di oltre due metri di larghezza che immetteva in un vasto atrio rettangolare di circa 70 mq, da cui si poteva accedere al frigidarium. La planimetria di questo ambiente riproduce quella della parte centrale del frigidarium, ed il sistema di copertura doveva essere simile (volta a crociera centrale collegata a due brevi volte a botte impostate su pilastri quadrangolari). Il frigidarium delle terme costituiva l’ambiente più vasto al cui interno si trovavano dei bacini d’acqua. La pianta infatti si articola in una parte centrale quadrata coperta con volta a crociera e in due spazi rettangolari coperti con volta a botte che immettono nelle due absidi coperte con semicalotte ribassate. Al piano delle due absidi, che dovevano presumibilmente contenere due vasche di acqua fredda, si accedeva tramite due gradini. Le pareti interne delle absidi erano intervallate da tre nicchie semicircolari ricavate nello spessore della muratura che dovevano ospitare altrettante statue.
Un complesso sistema di canali permetteva la circolazione dell’acqua.
Dal frigidarium si accedeva ad un piccolo ambiente rettangolare, circondato su tutti i lati da ambienti, privo di riscaldamento autonomo, ma di cui si conservano le tracce dell’intercapedine parietale e delle suspensurae, e che quindi usufruiva dell’aria calda proveniente dagli ambienti adiacenti. Questo ambiente era il tepidarium, nel quale avveniva l’acclimatazione alle temperature più elevate che si sarebbero dovute affrontare nel laconicum e nel calidarium. Costituiva, sia dal punto di vista funzionale che dal punto di vista architettonico l’elemento di unione tra il frigidarium ed il resto del complesso termale. Dal tepidarium si accedeva sicuramente al calidarium del lato est e probabilmente anche a quello del alto ovest.
I due calidaria erano composti ciascuno da due ambienti, uno più grande absidato e uno adiacente a pianta quadrata. Tutti e quattro gli ambienti erano dotati di un praefurnium. Dal calidarium est, e forse anche dall’ovest, si accedeva ad un ambiente quadrangolare provvisto di prefurnio sul lato sud e di intercapedine parietale, che doveva essere destinato a laconicum, una sala per una forte sudorazione del corpo del tipo sauna nordica, indicata soprattutto dopo il pasto per aiutare la digestione. Dal laconicum, attraverso un nuovo passaggio nei calidaria, si tornava nel tepidarium e qui il percorso ad anello terminava con il ritorno nel frigidarium.
Degli ambienti di servizio, che sappiamo essere presenti all’interno dei complessi termali e che svolgevano molteplici funzioni (magazzini per la conservazione degli unguenti e degli attrezzi destinati alla frizione del corpo, legnaie, ecc.), è stato finora messo in luce il corridoio che lungo il margine sud delle terme, permetteva il caricamento dei praefurnia , del calidaria e del laconicum. Al corridoio si accedeva tramite una porta che si trovava nella parte ovest del muro di delimitazione del medesimo, proprio di fronte al prefurnio absidale del calidarium ovest.
Un evento disastroso ha colpito il complesso termale e ne è testimonianza un massiccio intervento di restauro, sia strutturale che conservativo, caratterizzato da un nuovo tipo di tecnica edilizia, l’opus vittatum, che prevede paramenti murari realizzati con corsi più o meno orizzontali di elementi litici (ciottoli di fiume di medio-piccole dimensioni) alternati a corsi di laterizi probabilmente di riuso impiegati in maggioranza a frammenti. I restauri riguardarono praticamente tutte le strutture murarie del complesso termale, in alcuni casi arrivando a ricostruzioni a partire dalla risega di fondazione.
Un terzo restauro delle terme (III-IV secolo d.C.), sempre in opera vittata, è destinato al consolidamento strutturale dell’abside del calidarium est, che viene rifasciato con un muro curvilineo in cui sempre si apre il prefurnio.
Il momento della disattivazione del complesso termale è noto con precisione grazie alle recenti campagne di scavo. Tra la metà del IV secolo e gli inizi del V, le terme perdono la loro funzione. Tracce di frequentazione delle terme posteriore al suo spoglio sono presenti solo nel frigidarium.
La costruzione del complesso termale avviene tra il I-II secolo d.C. ed è composto da un atrio-ginnasio, dal frigidarium, da un piccolo tepidarium-spogliatoio, da due grandi calidaria, da un laconicum e da alcuni ambienti di servizio. Alle terme si accedeva dal lato est, attraverso un portale di oltre due metri di larghezza che immetteva in un vasto atrio rettangolare di circa 70 mq, da cui si poteva accedere al frigidarium. La planimetria di questo ambiente riproduce quella della parte centrale del frigidarium, ed il sistema di copertura doveva essere simile (volta a crociera centrale collegata a due brevi volte a botte impostate su pilastri quadrangolari). Il frigidarium delle terme costituiva l’ambiente più vasto al cui interno si trovavano dei bacini d’acqua. La pianta infatti si articola in una parte centrale quadrata coperta con volta a crociera e in due spazi rettangolari coperti con volta a botte che immettono nelle due absidi coperte con semicalotte ribassate. Al piano delle due absidi, che dovevano presumibilmente contenere due vasche di acqua fredda, si accedeva tramite due gradini. Le pareti interne delle absidi erano intervallate da tre nicchie semicircolari ricavate nello spessore della muratura che dovevano ospitare altrettante statue.
Un complesso sistema di canali permetteva la circolazione dell’acqua.
Dal frigidarium si accedeva ad un piccolo ambiente rettangolare, circondato su tutti i lati da ambienti, privo di riscaldamento autonomo, ma di cui si conservano le tracce dell’intercapedine parietale e delle suspensurae, e che quindi usufruiva dell’aria calda proveniente dagli ambienti adiacenti. Questo ambiente era il tepidarium, nel quale avveniva l’acclimatazione alle temperature più elevate che si sarebbero dovute affrontare nel laconicum e nel calidarium. Costituiva, sia dal punto di vista funzionale che dal punto di vista architettonico l’elemento di unione tra il frigidarium ed il resto del complesso termale. Dal tepidarium si accedeva sicuramente al calidarium del lato est e probabilmente anche a quello del alto ovest.
I due calidaria erano composti ciascuno da due ambienti, uno più grande absidato e uno adiacente a pianta quadrata. Tutti e quattro gli ambienti erano dotati di un praefurnium. Dal calidarium est, e forse anche dall’ovest, si accedeva ad un ambiente quadrangolare provvisto di prefurnio sul lato sud e di intercapedine parietale, che doveva essere destinato a laconicum, una sala per una forte sudorazione del corpo del tipo sauna nordica, indicata soprattutto dopo il pasto per aiutare la digestione. Dal laconicum, attraverso un nuovo passaggio nei calidaria, si tornava nel tepidarium e qui il percorso ad anello terminava con il ritorno nel frigidarium.
Degli ambienti di servizio, che sappiamo essere presenti all’interno dei complessi termali e che svolgevano molteplici funzioni (magazzini per la conservazione degli unguenti e degli attrezzi destinati alla frizione del corpo, legnaie, ecc.), è stato finora messo in luce il corridoio che lungo il margine sud delle terme, permetteva il caricamento dei praefurnia , del calidaria e del laconicum. Al corridoio si accedeva tramite una porta che si trovava nella parte ovest del muro di delimitazione del medesimo, proprio di fronte al prefurnio absidale del calidarium ovest.
Un evento disastroso ha colpito il complesso termale e ne è testimonianza un massiccio intervento di restauro, sia strutturale che conservativo, caratterizzato da un nuovo tipo di tecnica edilizia, l’opus vittatum, che prevede paramenti murari realizzati con corsi più o meno orizzontali di elementi litici (ciottoli di fiume di medio-piccole dimensioni) alternati a corsi di laterizi probabilmente di riuso impiegati in maggioranza a frammenti. I restauri riguardarono praticamente tutte le strutture murarie del complesso termale, in alcuni casi arrivando a ricostruzioni a partire dalla risega di fondazione.
Un terzo restauro delle terme (III-IV secolo d.C.), sempre in opera vittata, è destinato al consolidamento strutturale dell’abside del calidarium est, che viene rifasciato con un muro curvilineo in cui sempre si apre il prefurnio.
Il momento della disattivazione del complesso termale è noto con precisione grazie alle recenti campagne di scavo. Tra la metà del IV secolo e gli inizi del V, le terme perdono la loro funzione. Tracce di frequentazione delle terme posteriore al suo spoglio sono presenti solo nel frigidarium.
sabato 7 luglio 2018
CALANNA
NECROPOLI PROTOSTORICA DI CALANNA
Del tutto casuale, nel 1953, la scoperta di uno dei più antichi siti archeologici dell’intera Provincia di Reggio Calabria: una necropoli pre-ellenica scavata in un canalone artificiale ricavato nel calcare conchiglifero. Ascrivibile ai secoli XIII-VII a.C. il sito risale dunque a circa tremila anni fa. Le indagini della Sovrintendenza partono da subito, interrompendo momentaneamente in Contrada Ronzo i lavori per la realizzazione della strada di collegamento tra Calanna, l’area cimiteriale, il vecchio acquedotto e Villamesa. Coperte per buona parte da lastroni di pietra squadrati alti circa 60cm, furono rinvenute e riportate alla luce numerose tombe “a grotticella artificiale” o “a forno”, con al loro interno sepolture sovrapposte e scheletri disposti in posizione fetale.
Gli interessanti corredi funebri qui rinvenuti, fino all’aprile 2017 conservati nel Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, sono di una certa rilevanza storica: suppellettili di tipo siculo, come ad esempio fibule in ferro e in bronzo, ceramiche vascolari di impasto grezzo e argilla depurata, reperti sia di fabbricazione locale che di importazione.
Tutti i reperti della necropoli protostorica, ad eccezione del corredo funebre della “Tomba n° 6” ancora custodito all’interno del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, sono oggi custoditi all’interno del Museo Archeologico Comunale di Calanna proprio in C.da Ronzo, a 50 metri dal luogo del rinvenimento.
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