giovedì 26 luglio 2018

Fiumefreddo Bruzio


Fiumefreddo Bruzio, dall’alto della sua posizione dominante, adagiato sullo strapiombo di un pianoro che spazia sull’azzurro mare Tirreno, offre di sé uno spettacolo di solitaria fierezza e di antico retaggio storico di borgo medievale, arroccato alla pendici dei monti che digradano verso il mare, scrigno di storia e di inestimabile valore culturale. Il paese è arroccato naturalmente e conserva le caratteristiche di paese fortificato non solo per la sua naturale posizione quanto per la sua “porta merlata”, quale ingresso principale tuttora obbligato al centro abitato che è rimasto così com’era un tempo con le sue vie, con le sue chiese, con le sue case e con un patrimonio storico ed artistico di notevole interesse. Dalle sue incantevoli rupi, o dalla numerose terrazze che si affacciano sul mare, lo sguardo spazia fino alla Sicilia, alle Eolie, alla costa Calabra e ai monti del Cilento.
    Le origini di Fiumefreddo Bruzio sono avvolte nell'oscurità di tempi lontani. Le prime tracce documentali risalgono al Medioevo (intorno all'anno 1000), anche se non escludono stanziamenti costieri già nell'evo antico. E' da ritenere che il luogo sia stato scelto per le caratteristiche difensive offerte.Nel 1054 il borgo, chiamato Flumen Frigidum ( Fiume Freddo - oggi chiamato Fiume di Mare) per la bassa temperatura della sua acqua, fu conquistato da Roberto il Guiscardo che ne fece dono al fratelloRuggero il Normanno.Nel 1098 Fiumefreddo fu sotto l'autorità feudale di Simone da Mamistra, feudatario di Carlo I d'Angiò per passare poi nel 1269 al feudatario francese Giovanni de Flenis e poi ancora ad Alfonso Sanseverino feudatario di Carlo II. Ancora pochi anni dopo, per essersi ribellato al re Carlo II il feudo fu confiscato ed assegnato al vicerè di Calabria, Ferdinando d'Alarcon che, nel 1536 abbellì il castello di Fiumefreddo secondo i canoni estetici dell'epoca e costruì, fuori le mura di cinta del paese, due torri chiamate Golette.Nei primi anni del 1800 il Castello fu semidistrutto dai francesi, rappresentati da Giuseppe Napoleone, fratello dell'imperatore e, poi, da Gioacchino Murat. Ma gli abitanti di Fiumefreddo si costituirono in comunità segrete per resistere agli invasori.
Il consiglio comunale, nel 1860, deliberò l'appellativo di Bruzio da aggiungere alla denominazione originaria di Fiumefreddo.
    L'abitato conserva parte delle mura medievali, i Palazzi della Valle e Pignatelli (il primo con fasi costruttive differenziate e terminato, come il secondo nel XVII sec.).
Patria dell'artista Giuseppe Pascaletti (1699-1757), ed importante centro storico culturale, dotato di un abitato cinquecentesco di estensione notevole e di discreta conservazione, e ricordato anche per la vicina Abbazia di S.Maria di Fontelaurato, la più famosa dell'ordine florense, dopo quella di S.Giovanni in Fiore. Fu eretta e dedicata a S. Domenica da monaci basiliani che nei pressi avevano fondato il loro antico cenobio. Subentrati i Benedettini ai monaci basiliani ressero le sorti dell’abbazia fino al 1035. Nel 1201, la chiesa distrutta dall’umidità fu nuovamente ricostruita da Simone de Mamistra Principe di Fiumefreddo e affidata all’Abate Gioacchino da Fiore, con il nome di Abbazia di Fonte Laurato.


































































 Nel 1975 il pittore siciliano Salvatore Fiume si offrì gratuitamente di rivitalizzare il centro storico del paese. Tra il 1975 ed il 1996 dipinse alcune pareti interne ed esterne del castello semidiroccato e nel 1977 la cupola della cappella di San Rocco. Successivamente collocò, durante gli anni novanta, una statua di bronzo in ognuna delle due piazze fiumefreddesi rivolte verso il mare.


























Aspromonte: un antico mulino











































venerdì 20 luglio 2018

LAGO ANGITOLA - ROCCA ANGITOLA

Lago dell'Angitola
L' Oasi WWF del Lago dell'Angitola rappresenta una zona umida di importanza internazionale, tappa fondamentale di un' importante rotta migratoria di uccelli.
L'Oasi del Lago dell'Angitola si trova in un Sito d'Importanza Comunitaria (SIC IT9340086) nei Comuni di Monterosso Calabro e Maierato (Vv).

L'area si estende per circa 875 ettari e comprende un lago artificiale sul fiume Angitola che offre un rifugio sicuro a molte specie di uccelli. Nonostante le minacce agli ambienti naturali, in questo territorio è nata un’Oasi WWF dove l’alternanza di paesaggi crea una ricchezza di biodiversità unica.












 ROCCA ANGITOLA
La leggenda vuole che la città fosse sorta sulle rovine dell'antica Crissa, fondata dal focese Crisso, fratello di Panopeo e prendesse il suo nome in tempi moderni dall'essere edificata sopra una Rocca dirimpetto al fiume Angitola. Durante il medioevo fu denominata Rocca Niceforo, in onore del condottiero bizantino Niceforo Foca, che riuscì più volte a sconfiggere i saraceni, ed in epoca tardomedievale fu chiamata Kastron. Era cinta di mura e munita di torri e dai registri angioini risulta che nel 1276 contasse 1228 abitanti. Nella Reintegra scritta, con licenza di Ferdinando d'Aragona Re di Napoli, nell'anno 1474 risulta che Rocca Angitola aveva sotto la sua giurisdizione diciotto casali.
Nell 1532 vengono registrate 141 famiglie che passano a 263 nel 1545, ed a 275 nel 1651. Da questo momento inizia lo spopolamento favorito anche dai terremoti del 1638 e 1659. La città fu ufficialmente dichiarata abbandonata nel 1772. Infine il terremoto del 1783 distrugge le ultime, ormai abbandonate, costruzioni. Nel 1783 i pochi oggetti sacri risparmiati dal terremoto vennero portati nei paesi vicini, le tre campane della chiesa parrocchiale furono sistemate sul campanile della chiesa parrocchiale di Maierato, ed una di esse è tuttora in funzione. Lo splendido Crocifisso del 1400, noto come il "Padre della Rocca" fu trasferito nella collegiata chiesa matrice di San Giorgio Martire di Pizzo.