Non ci sono certezze in merito alle origini dei due megaliti, infatti se da una parte sono ritenuti frutto dell'ingegno umano, è altresì probabile che le forme siano state modellate dai fenomeni atmosferici nel corso degli anni. Le due formazioni erano già note nel XVII secolo, come testimoniato da uno scritto del vescovo di Isola Francesco Marino, che definì la statua identificata come Ciclope: "Il gran colosso caduto al suolo a causa dei terremoti". Inoltre la zona in cui sono situate è stata definita, in una mappa della Calabria disegnata da Giovanni Antonio Magini nel 1603 "Il Cozzo dei Giganti".
Ritenendole opere di scultura sono state formulate tre differenti ipotesi sulla loro datazione: la prima le fa risalire alla spedizione di Pirro nei primi anni del III secolo a.C., vista la comprovata presenza di elefanti da guerra nell'esercito del monarca epiriota; la seconda ipotesi non si discosta di molti anni dalla prima, sostenendo che siano state realizzate dai soldati cartaginesi agli ordini di Annibale durante la seconda guerra punica; la terza infine identifica l'Elefante con la riproduzione di un esemplare di Palaeoloxodon antiquus, una specie di elefante vissuta ed estintasi nel Pleistocene, attribuendo la realizzazione di entrambi i monoliti ai primi abitanti della Calabria. Il ritrovamento di un fossile pressoché intatto di antiquus nel vicino lago Cecita confermerebbe l'ipotesi che quella specie abitava l'area della Sila.
La prima statua, chiamata "Elefante" è alta 5,5 m e potrebbe rappresentare un elefante da guerra o un Palaeoloxodon antiquus. La seconda, alta 7,5 m, è invece mutila nella parte alta ma sembrerebbe rappresentare le gambe di un essere umano ed è stata pertanto ribattezzata "Ciclope" o anche "Guerriero Seduto".
Al di sotto le statue sono state scavate.