Nel 2002, dopo un devastante incendio, nelle serre di Nardodipace vennero ritrovati enormi complessi di pietre costituiti da quarzo e granito sulle quali si evidenziano antiche forme di scrittura. Il sito per via delle dimensioni, per la conservazione e per la sua apparente natura antropica, fu accostato alle famose costruzioni megalitiche del Nord Europa. Alcuni studiosi sostennero che i megaliti di Nardodipace fossero un segno della civiltà Pelasgica, che si attestò in questi luoghi tra il VII millennio a.c. alla metà del II millennio a.c. Questi popoli, antenati dei greci e di tutti i popoli indoeuropei, hanno lasciato tracce della loro civilizzazione in tutto il mondo, una vera e propria civiltà globale.
Il nome Pelasgi appare per la prima volta nell’Iliade di Omero, ma ne parlano anche Eschilo, Sofocle, Erodoto e Tucidite. In generale, con il termine “pelasgico”, ci si riferisce a tutti gli abitanti autoctoni delle terre intorno all’Egeo e alla loro cultura prima dell’avvento della koinè greca.
Secondo lo studioso antropologo Domenico Raso, esistono apporti epigrafici di pre-scrittura pelasgica che attesterebbero l’identità di questa antica civiltà; sono stati ritrovati esempi di questo tipo a Biblo, in Libia, in Toscana, a Glozel sul Massiccio Centrale della Francia, in Scandinavia e sulle coste atlantiche canadesi.
Domenico Raso in più di 40 anni di studi ha identificato, raccolto e successivamente decifrato i segni rimasti, come lui stesso dichiarò: “Il contrassegno di questa civilizzazione globale, che accomuna reperti ritrovati in tutti i continenti, è costituito da una strana e indecifrata scrittura che noi in lunghissimi anni di ricerche, a cominciare dalle Serre joniche calabresi abbiamo appurato essere una pre-scrittura ideo-pittografica dei Popoli del Mare d’Atlantico e del Mediterraneo”, le cui tracce sono state riscontrate “si può dire in tutto il pianeta, dal Canada agli Usa, dal Golfo del Messico all’Ecuador, dall’Amazzonia alla Casa Pintada del Cile, dalla Valle di Tebe alla Libia, da Creta alla Sardegna, dalle Serre joniche calabresi al Veneto, dalla Toscana a Glozel, dalla Nuova Guinea occidentale e la Nuova Zelanda all’Indonesia, in millenni differenti che vanno dal XIV millennio a.C. al II millennio a.C. Indizio certo di una lunghissima durata e di un’amplissima diffusione della civilizzazione globale dei Popoli del Mare”.
Dunque i megaliti di Nardodipace rappresentano una scoperta archeologica di importanza fondamentale nel panorama della preistoria italiana e mondiale
I ritrovamenti furono segnalati all’Università della Calabria, facoltà di Geologia, dal professor Guerricchio che a seguito di due sopralluoghi divenne un convinto assertore della natura antropica dei complessi megalitici, di parere differente fu invece la Soprintendenza Archeologica che attribuì la conformazione di questi ritrovamenti ad una predisposizione naturale.
La zona è stata distinta in: Geosito A e Geosito B, ma una volta entrati nei boschi un pannello informativo recita solennemente: “Le pietre di Nardodipace sono insigni testimonianze di un’antica civiltà che si sviluppò in questi luoghi nel periodo Neolitico”.
Nessun commento:
Posta un commento